Sono stati pubblicati in mattinata ulteriori risultati del progetto LIFE Prepair, legato allo studio degli effetti sull’inquinamento nel bacino padano da parte delle misure di restrizione per il COVID19.
I precedenti rapporti in merito agli effetti del lockdown sulla qualità dell’aria hanno evidenziato la riduzione emissiva sia di NOx (massimo decremento settimanale del 40%) sia PM10 primario (massimo decremento settimanale 20%).
Si è inoltre riscontrato un decremento considerevole delle concentrazioni in aria dei gas grazie alla riduzione delle emissioni, mentre il comportamento della massa totale di PM10, ha visto più ampie variazioni durante il periodo di lockdown totale, con un andamento legato più alle condizioni meteorologiche.
L’analisi condotta ha confrontato due periodi: uno di pre lockdown (2 gennaio – 9 marzo) e uno di lockdown (10 marzo – 18 maggio) principalmente per gli anni 2019 e 2020.
Analizzando il periodo lockdown 2020 rispetto al 2019 i dati mostrano:
- nessuna evidente riduzione dei composti secondari in tutte le stazioni;
- diminuzione di carbonio elementare e rame in tutte le stazioni, elementi legati in buona parte alle emissioni da traffico la cui diminuzione è coerente con i limiti imposti alla mobilità;
- aumento del tracciante della biomassa legnosa (levoglucosano) nella maggioranza delle stazioni.
I risultati dello studio mostrano come lo “spegnimento” o la riduzione delle emissioni di una parte degli inquinanti non sia sufficiente a determinare una variazione apprezzabile nella formazione del particolato secondario e confermano che gli interventi che possono essere intrapresi per una riduzione del particolato non solo devono essere coordinati a livello di bacino, ma devono riguardare tutte le attività che concorrono alla produzione di precursori (principalmente l’agricoltura e tutte le combustioni, quali biomassa legnosa, comparto industriale, traffico e servizi) agendo in maniera incisiva sulle emissioni.