Il 2023 è stato l’anno più caldo in Emilia-Romagna dal 1961, anno in cui si prendono le misurazioni. Inoltre è stato caratterizzato da eventi meteo-climatici estremi con danni devastanti, specialmente in Romagna.
Con un’anomalia di +1.24°C rispetto al clima 1991-2020, il 2023 si è classificato come l’anno più caldo in Emilia-Romagna dal 1961. In particolare la stagione autunnale, anche caratterizzata da intensi eventi di Favonio e Garbino, è risultata la più calda della serie storica, mentre a livello mensile dicembre è risultato il più caldo dal 1961.
A fare da contraltare a tutto ciò, una primavera con valori termici prossimi o leggermente inferiori alla media, che però ha visto intense gelate tardive tra il 5 e il 7 aprile, quando il valore termico medio regionale è risultato inferiore al minimo storico.
A questo evento si sono associati gravi danni alle colture frutticole, con perdite di produzione del 70% per le baracoccole e 80% per le pere.
Una primavera che ha visto anche un evento meteorologico estremo, quello che ha prodotto l’alluvione in Romagna, il quale ha interrotto un lungo periodo siccitoso che si protraeva da febbraio 2021.
L’alluvione in Romagna
Tra il 1° e il 17 maggio due impulsi pluviometrici di due giorni a distanza ravvicinata hanno scaricato sulla Romagna e sulle aree centrali della regione un quantitativo di precipitazioni tra un quarto e metà del valore atteso per l’intero anno (secondo il clima 1991-2020); i totali di precipitazioni cumulate su 17 giorni hanno raggiunto valori fino a 609,8 mm a Trebbio (Modigliana, bacino del Lamone) e 563,4 mm a Le Taverne (Fontanelice, bacino del Santerno).
Nonostante l’alluvione sia stata ben prevista, se pure con una leggera sottostima rispetto a quanto osservato, l’eccezionale intensità degli eventi ha provocato anche 17 decessi.
Gli impatti sul territorio, soprattutto nelle aree della Romagna, sono stati devastanti: allagamenti su più di 540 km2, per quantitativi stimati di acqua in eccesso pari a 350 milioni di m3, 65.598 frane, 78,5% delle quali nuove, per un’estensione totale di territorio di 72 km2, con danni talvolta devastanti a 1.950 strade, senza contare i danni alle case, alle attività produttive e alle infrastrutture. Inoltre, l’alluvione ha causato ingenti danni ai sistemi fognari e di scolo, ostruiti da fango e detriti; la qualità delle acque, stagnanti per giorni, è progressivamente peggiorata risultando nel colore rosso anomalo di alcuni canali, a causa del proliferare di Chromatiaceae, e in una estesa moria di pesci, dovuta ad anossia delle acque. L’ingente quantitativo di acqua dolce carica di sedimenti scaricato nel mare, ne ha ridotto significativamente la salinità degli strati superficiali e costieri e ha portato la frazione di biomassa presente nelle acque a valori pari a 2-3 volte il limite eutrofico.
Eventi intensi anche in estate…
Le precipitazioni nel corso del 2023 sono risultate discontinue e associate frequentemente a eventi intensi, come ad esempio gli ultimi 4 giorni di ottobre, quando fenomeni temporaleschi persistenti sugli Appennini hanno determinato piene significative con esondazione di rii e corsi d’acqua minori e numerose frane.
Molti danni anche durante il periodo estivo, associati a un’intensa attività temporalesca, in particolare tra il 19 e il 22 luglio con estese grandinate, i cui chicchi in regione hanno raggiunto i 5 cm di diametro; un tornado ha interessato la Romagna settentrionale, in prossimità di Cervia.
Infine, il bordo meridionale della tempesta Ciaran ha interessato il nostro territorio a novembre, con raffiche molto intense sugli Appennini e nell’entroterra romagnolo, producendo numerosi schianti di alberi, danni alla viabilità e agli edifici.
Complessivamente il 2023 si distingue quindi per temperature al di sopra della norma e precipitazioni nella media a livello annuo ma con forti anomalie, positive e negative, a livello mensile e stagionale.