Febbraio 2019: il quinto più caldo in Emilia-Romagna

Il mese di Febbraio chiude al quinto posto tra i più caldi di sempre nelle nostre zone, mentre a livello nazionale è quindicesimo in graduatoria, stanti le anomalie negative del Sud italia.

L’inverno 2018-2019 si conclude nelle nostre zone con un’anomalia pari a +1.0°C rispetto alla media di riferimento 1971-2000, con un Febbraio che fa pendere l’ago della bilancia verso il “sopra media” a seguito di un’anomalia di +2.4°C, che lo colloca al quinto posto tra i più caldi dal 1950 in Emilia-Romagna, con il primato che resta ancora al Febbraio 2014 e alla sua importante anomalia di +3.9°C.

Per quanto riguarda l’anomalia stagionale, non si colloca tra i più miti e rimane ben lontano dal mostruoso inverno 2013-2014 con la sua +3.0°C rispetto la media di riferimento.

E a livello nazionale?

Con un’anomalia di +1.38°C il terzo mese dell’inverno è al quindicesimo posto tra i più caldi, con i valori più caldi registrati nel settentrione, mentre al centro-sud si è viaggiati poco sopra la media o addirittura leggermente sotto tra Calabria e Sicilia.

Inverno che complessivamente chiude sopra la media a livello nazionale, al ventitreesimo posto tra i più caldi, con un’anomalia complessiva di +0.40°C, dopo un Dicembre leggermente superiore alla media e un Gennaio di quasi un grado inferiore.

Febbraio ha sicuramente spostato l’ago della bilancia, peraltro lo avevamo anche scritto nei precedenti articoli della possibilità di un mese da podio se non da record, almeno nelle nostre zone, laddove è prevalso per diverse settimane il dominio anticiclonico, interrotto al Centro-Sud dall’arrivo di masse di aria più fresca da Est a lambire le nostre regioni settentrionali e portando un temporaneo calo termico anche sul finire del mese.

Un finale di inverno piuttosto siccitoso

La seconda e la terza decade di Febbraio son state caratterizzate dalla presenza dell’anticiclone a proteggere gran parte della Penisola Italiana. Tornando più nello specifico alle nostre zone, vediamo come il deficit idrico sia risultato piuttosto marcato, pari a -65% rispetto alla media 1971-2000, dopo un Gennaio che aveva fatto registrare un +9.7%.

Insomma, son mancate le piogge (e la neve in Appennino, con scarso innevamento lungo tutta la nostra dorsale), con la stagione invernale che va a concludersi in deficit del 31% dalle nostre parti.

Piccola nota a margine: bisogna tenere conto che in presenza di un solido campo d’alta pressione, in inverno nelle nostre pianure tendono a formarsi foschie e nebbie, specialmente nella bassa, laddove si son registrate temperature minime piuttosto basse nonostante le condizioni stabili. Questo per sottolineare come, se volessimo escludere ipoteticamente le stazioni meteo ubicate nelle aree pianeggianti, considerando solo quelle situate a quota collinare o montana, le anomalie termiche complessive risulterebbero molto più alte.

Dati su scala nazionale a cura di ISAC-CNR

Dati su scala regionale a cura del meteorologo Pierluigi Randi