Il lockdown ha davvero ridotto le emissioni di inquinanti?

Durante il lockdown nei vari Paesi del Mondo fra Marzo e Maggio ci si era domandati se tale serrata generale fosse sufficiente a garantire una riduzione delle emissioni di inquinanti. Vediamo realmente com’è andata.

Lockdown e calo delle emissioni: quale legame?

Le misure restrittive assunte dai vari Paesi del globo per contrastare la prima ondata di Covid-19 hanno impattato significativamente sul calo delle emissioni di inquinanti, nella fatti specie anidride carbonica (CO2), in atmosfera.

Uno studio scientifico di Nature, basato sull’osservazione dei dati di emissione di CO2 in atmosfera a carico dei singoli Paesi del Mondo, evidenzia come il forte calo della concentrazione di inquinanti coincida proprio con i mesi di lockdown generalizzato a cui le varie nazioni sono state sottoposte.

Dal grafico riportato qui sopra si evince (si veda la linea gialla) come il calo delle emissioni giornaliere di CO2 nei primi mesi del 2020 rispetto all’anno 2019 sia incontrovertibile: il picco in negativo si raggiunge proprio durante il mese di Aprile, quando numerosi Paesi del Mondo si trovavano costretti ad interrompere tutte le attività produttive per contrastare l’avanzata della pandemia.

E’ interessante osservare come la ripresa delle emissioni di CO2 in atmosfera a partire dalla stagione estiva sia flebile negli Stati Europei e negli USA, ancora alle prese con diversi focolai di Covid-19, mentre la Cina ha ripreso con intensità la produzione industriale e la conseguente emissione di inquinanti (si veda la linea blu).

Il 2° grafico che vi proponiamo sopra-allegato ci mostra il raffronto fra le emissioni giornaliere di CO2 del 2020 (linea rosa) e del 2019 (linea blu): nell’anno corrente è stato dunque registrato un forte calo di concentrazione di inquinanti in atmosfera fra i mesi di Marzo e Giugno, per effetto delle misure di lockdown assunte dai vari Paesi.

E’ sufficiente un lockdown per diminuire la CO2 a lungo termine?

La domanda sorge spontanea: ma se attuassimo ogni anno, per qualche mese, dei lockdown generalizzati nei vari Paesi mondiali, riusciremmo ad invertire il trend di aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, frenando così l’effetto serra e l’aumento di temperatura media globale?

Il grafico riportato sopra ci aiuta ad elaborare una risposta: nonostante il calo medio di CO2 durante la prima ondata di pandemia da Covid-19 sia stato il più rilevante degli ultimi 120 anni con -1.6 Gt (giga tonnellate), superando anche quello dovuto allo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale, la diminuzione di anidride carbonica a lungo termine ha subito una flessione quasi impercettibile!

Sebbene le attività umane, nello specifico industria e trasporti, si siano fermate per circa 3 mesi in ogni Paese del globo, propiziando una diminuzione di concentrazione di CO2 dell’8.8%, questo sforzo non è stato sufficiente ad invertire l’aumento inesorabile di anidride carbonica in atmosfera nel lungo termine.

Cosa ci ha insegnato dal punto di vista ambientale la pandemia da Covid-19? 
Che le azioni del singolo possono essere utili a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai problemi attuali quali la lotta al cambiamento climatico, ma esse non riusciranno da sole a frenare un processo irreversibile quale è l’aumento di CO2 in atmosfera: per far ciò servono azioni mirate atte a rivoluzionare il sistema di trasporti su medio-lungo raggio, l’efficientamento energetico delle abitazioni e i materiali utilizzati nella produzione industriale.

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