Dicembre 2020: da anni l’inverno non partiva così forte

Erano anni che l’inverno meteorologico non iniziava così perturbato e soprattutto nevoso in Appennino. Elevati gli accumuli, sia nevosi sia piovosi, con diverse criticità sul nostro territorio. Ecco il nostro resoconto.

RESOCONTO PRIMA DECADE: DICEMBRE 2020

La prima decade del mese in corso è risultata alquanto dinamica su buona parte del territorio regionale, mentre dal punto di vista termico una prima fase sotto media è stata seguita da un generale rialzo delle temperature.

I primi giorni del mese hanno risentito direttamente della discesa di una massa d’aria fredda da nord-est in successivo approfondimento sul Mar Ligure. Il minimo depressionario, che si è andato a posizionare tra l’Isola d’Elba e la Corsica settentrionale, ha determinato precipitazioni moderate e diffuse su tutta la regione, nevose sull’Emilia centro-occidentale fino in pianura. La neve ha imbiancato i principali capoluoghi di provincia da Piacenza fino a Bologna, mentre ad est le precipitazioni sono risultate nevose solo sui rilievi o temporaneamente sulla fascia collinare.

Figura 1| Anomalia di altezza del geopotenziale durante il periodo 1-10 dicembre 2020

Successivamente un’estesa saccatura di aria fredda dal Nord-Atlantico in direzione dell’Europa occidentale ha portato forte instabilità con la formazione di ripetuti minimi depressionari tra la Corsica e il Mar Ligure. Lo sprofondamento occidentale della saccatura ha attivato forti flussi meridionali caldi e umidi, specialmente sui settori orientali, con conseguente rialzo termico, mentre su basso Piemonte ed Emilia occidentale il ristagno d’aria fredda ha permesso ancora nevicate a quote medie

PIOGGE

La dinamica descritta ha favorito precipitazioni ingenti sulle zone centro-occidentali della regione, mentre ha lasciato in parziale sottovento parte dell’Emilia orientale e della Romagna, che comunque hanno ricevuto buoni apporti pluviometrici. Accumuli abbondanti in Appennino, fino a 300-400 mm complessivi lungo la catena centro-occidentale, fino a 150-200 mm su quella orientale. Accumuli inferiori sulle pianure, ma comunque molto elevati specialmente sull’Emilia occidentale e centrale.

L’effetto combinato di abbondanti piogge e parziale fusione del manto nevoso ha prodotto un ingrossamento dei fiumi. Il Panaro ha visto una rottura dell’argine nei pressi di Nonantola, con le aree circostanti rimaste alluvionate.

Di seguito riportiamo i dati che abbiamo raccolto nei capoluoghi di provincia della nostra regione nel periodo 1-10 dicembre 2020:

Dalla tabella si evidenziano quantitativi di pioggia abbondanti proprio sull’Emilia occidentale fino in pianura. Le città di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena hanno fatto segnare un nuovo record per la piovosità della prima decade di dicembre almeno dal 1961 e addirittura per l’intero mese a Parma, Reggio Emilia e Modena. Decisamente meno piovosi i capoluoghi orientali con i record storici che rimangono ben lontani.

Come detto tuttavia le precipitazioni sono risultate nevose su alcuni settori, segnatamente in quota e sulle pianure centro-occidentali:

NEVE

La neve ha fatto la sua comparsa anche in pianura nella prima fase del peggioramento: tra mercoledì 2 e giovedì 3 dicembre alla quota di circa 1500m entrava un’isoterma -4°C che garantiva, dunque temperature ideali per la neve in pianura che si è spinta ,infatti, fino al fiume Po dal piacentino al reggiano. Andando verso Est le temperature in quota aumentavano gradualmente, determinando una risalita della quota neve sui 900-1000 m in Romagna. Questo è stato determinato, inoltre, da un richiamo di Bora che sui settori orientali non ha permesso la discesa della neve a quote più basse. Precipitazioni che nella serata di Mercoledì 2 dicembre e nottata del 3 dicembre hanno raggiunto anche il capoluogo regionale, con accumuli di qualche centimetro, specie nella parte sud della città.

Figura 2| Campo di pressione e geopotenziale del 2 dicembre 2020

La seconda fase del peggioramento ha visto, invece, un generalizzato richiamo caldo da sud per mano di un’intensa ventilazione di Libeccio. Il richiamo caldo è risultato più consistente sui settori orientali: la quota neve si è attestata sui 400-600m sull’Emilia centro-occidentale, superiore mediamente ai 1000-1200 m tra Emilia orientale e Romagna. Sulla fascia appenninica centro-occidentale gli accumuli sono risultati davvero ingenti, fino a 2 metri di neve a fine peggioramento sopra i 1500 m, fino a 1,5m a 1200-1300m. Accumuli inferiori, ma degni di nota fino ai 600-800 m in Emilia con circa 40-60 cm di neve caduta.

Un inizio inverno da record

Anche per le precipitazioni nevose è stato un inizio invernale da record:

per buona parte dell’Alto Appennino Emiliano, da Piacenza a Reggio Emilia (a partire dai 1000m circa), è caduta tantissima neve, come non si vedeva da almeno 20 anni a dicembre. Purtroppo la difficoltà nel risalire a serie storiche affidabili non ci permette di estendere la nostra ricerca più indietro nel tempo, ma le nevicate di questo dicembre potrebbero non trovare rivali per un range di anni molto più esteso.

Di seguito vi lasciamo il resoconto della neve caduta nella prima decade di dicembre (con l’aggiunta della debole nevicata del 12 dicembre) in alcune località regionali, tra cui spiccano i 270 cm misurati a 1400m e i 168 cm a 1200 m entrambi sull’Appennino Reggiano.

La neve in pianura, invece, è arrivata solamente tra 2 e 3 dicembre. Leggi il nostro articolo dedicato, clicca QUI

Articolo a cura di Elia Lombardi e Mattia Lanzi