Puntualmente come ogni anno, ritorniamo ad ascoltare il solito ritornello della siccità imminente sulla nostra regione. Ma cosa c’è di vero? Quali sono i dati che possono far pensare a questo risvolto dopo un inverno che ha visto record di precipitazioni?
Dopo un inverno record dal punto di vista delle precipitazioni, con il mese di dicembre 2020 in grande spolvero e particolarmente perturbato nella prima e terza decade, ma anche con un gennaio 2021 non da meno, seppur meno clamoroso del mese precedente, abbiamo vissuto un periodo maggiormente stabile. Febbraio ha visto un contesto più mite, eccezion fatta per l’evento freddo di metà mese, mentre Marzo non sta portando in dote particolari eventi precipitativi sul nostro territorio.
Ma è sufficiente questo per iniziare a far circolare la solita sequela di allarmismi verso la siccità?
Guardando i dati, pensiamo proprio di no, non certo con il clamore che si legge in questi giorni. Osserviamo la situazione idrica in Emilia-Romagna
A livello di bilancio idroclimatico gran parte del territorio regionale vede una situazione nella norma, eccezion fatta per l’Emilia orientale (area D) che si trova sotto media. Il risvolto della medaglia è un settore occidentale che mostra condizioni di abbondanza idrica.
I corsi d’acqua sono effettivamente sotto il livello medio, ma parliamo principalmente di corsi a regime torrentizio, molto influenzati dalla variabilità meteorologica a scala temporale ridotta. Anche il fiume Po ha visto un progressivo calo della portata, questo è vero, ma d’altra parte con le scarse precipitazioni non si poteva pretendere altrimenti.
Il quadro complessivo degli ultimi mesi
Osservando i dati di Arpae, si nota però che nel periodo dal 1° ottobre 2020 al 14 marzo 2021 le precipitazioni risultano, grazie alle elevatissime precipitazioni di dicembre 2020 e a quelle elevate di gennaio 2021, ancora nel complesso superiori alle attese: si calcolano circa 484 mm di pioggia rispetto ai circa 441 attesi (2001-2015), gli scostamenti positivi (fino al 30 % in più ) si osservano dal Reggiano al Piacentino, mentre il settore orientale dal bolognese alla costa è in deficit pluviometrico con valori massimi prossimi al -30% delle attese sull’Emilia orientale. Per quanto riguarda la Romagna attualmente precipitazione cumulata e bilancio idroclimatico sono nella norma.
Per quanto riguarda l’umidità dei terreni: valori ancora prossimi alla norma nella pianura e collina del settore centro-occidentale (dal Modenese al Piacentino), moderatamente inferiori alla norma nella pianura del settore orientale.
Osservando gli indici SPI a 3 mesi e 6 mesi riferiti all’aggiornamento di febbraio, si notano condizioni nella norma o di abbondanza sui 3 mesi e di normalità con deficit sulla parte orientale sui 6 mesi.
Non dimentichiamo i metri di neve presenti in Appennino
Osservando anche i dati raccolti dal nostro progetto di osservazioni meteorologiche e misurazioni nivometriche, notiamo come nel corso del trimestre invernale sia caduta neve abbondantissima sul nostro crinale.
Molta di questa neve, soprattutto alle alte quote, è ancora presente e tenderà gradualmente a fondere nei prossimi giorni, andando ad alimentare nuovamente i relativi bacini. La consunzione del manto è fisiologica per il periodo, dato il graduale rialzo delle temperature.
Ciò significa che a disposizione vi è ancora un’importante risorsa dal punto di vista idrico. Ne consegue che parlare oggi di siccità è alquanto prematuro.
Innanzitutto non si possono fare previsioni su lungo periodo, per cui non si può sapere come andrà nei prossimi mesi. Potrebbe capitare un aprile, o perché no, un maggio più piovoso della norma (è capitato anche di recente) e il deficit idrico si andrebbe a ripianare.
Inoltre anche se così non fosse, la neve rappresenta una fonte molto importante, con accumuli record per alcuni nostri settori e in generale di molto superiori alla media. Questo significa che se non siamo incorsi nella siccità negli ultimi anni, anche il 2019 ad esempio era partito molto asciutto poi tra maggio e novembre il deficit venne abbondantemente ripianato.
Basta allarmismi, bisogna analizzare il tutto in maniera scientifica e dati alla mano
In conclusione, alla luce dei dati a disposizione, l’allarmismo che già sta dilagando è inopportuno. Oltretutto se mal utilizzato per parlare di clima. Ricordiamo sempre la differenza tra tempo meteorologico e clima, prima di tirare in ballo quest’ultimo in ogni discussione. Si rischia altrimenti di banalizzarlo e di parlare in maniera inadeguata di una tematica importante. Un periodo di qualche settimana o mese, non è clima ma tempo e come tale va trattato.
Praticamente ogni anno a marzo si inizia a parlare di ”rischio siccità” e, almeno per quanto riguarda la nostra regione, certi scenari apocalittici non si sono mai verificati. Ciò non significa che non potrà mai accadere, ma sicuramente non se ne può parlare con leggerezza ora.
Solo quando ci saranno dati validi si potrà trarre delle conclusioni e analizzare la situazione in maniera obiettiva, proprio come la scienza richiede.