27-29 ottobre 2018: Vaia, una delle tempeste più rovinose degli ultimi anni

In questi giorni ricorre il quarto anniversario di Vaia, una delle tempeste più rovinose degli ultimi anni, che ha interessato gran parte del nostro territorio e in maniera più significativa il Nord Italia. Colpa dei cambiamenti climatici?

La profonda depressione si è formata nella giornata di sabato 27 ottobre 2018, approfondendosi ulteriormente nella giornata di lunedì 29 ottobre 2018.
Si è verificata una ciclogenesi esplosiva, con un calo di pressione pari a 17 hPa in 18 ore.

Tale contesto oltre ad alimentare una spiccata instabilità, ha determinato anche un marcato incremento del campo di vento su tutta Italia.

Le aree più colpite dalle precipitazioni sono risultate l’Appennino settentrionale e la fascia alpina del Bellunese.

Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna si sono verificati intensi fenomeni sul settore occidentale, con precipitazioni che in 72 ore hanno superato i 300 mm sul comparto appenninico.

Tali accumuli sono stati favoriti dalla formazione di due temporali di tipo V-Shaped, con marcata attività convettiva rigenerante e stazionaria.

Tra il 27 e il 29 ottobre 2018 le seguenti località sul nostro territorio hanno superato i 300 mm.

  • Selva Ferriere, 308,4 mm
  • Albareto PR 336,6 mm
  • Ostia Parmense 347,4 mm
  • Tarsogno 347,6 mm
  • Montegroppo 353,8 mm
  • Valdena 368,6 mm
  • Casoni di Santa Maria di Taro 380,4 mm

Per quanto riguarda il corsi d’acqua maggiori si sono registrati superamenti della soglia arancione per le piene nei bacini del Trebbia e del Taro.

Venti intensi su tutta Italia, con devastazione e vittime

 

La tempesta Vaia è ricordata particolarmente per la ventilazione molto intensa che ha interessato tutta Italia, causando la devastazione di intere foreste e delle vittime sempre legate alla caduta di alberi.

Per quanto riguarda le foreste del nord-est, Vaia ha fatto raggiungere gli 8,6 milioni di metri cubi di alberi schiantati e circa 41.000 ettari di bosco abbattuto. Si tratta senza dubbio dell’evento più gravoso sul nostro territorio, superiore anche a quello del novembre 1966. Su quest’ultimo può risultare una sottostima dei volumi abbattuti, anche per via del fatto che le valutazioni erano condotte in maniera diversa e meno raffinata al tempo, tuttavia si considera ampio il margine tra i due eventi.

Sulla nostra regione forti disagi in Appennino, per la caduta di rami ed alberi, nonché danni alle infrastrutture. nei centri urbani si sono verificati disagi anche alla viabilità, nonché sulla costa dove il vento ha favorito l’aumento del moto ondoso e una pronunciata mareggiata. 

Gli effetti sulla costa sono risultati importanti e hanno avuto impatti più consistenti sulla provincia di Ferrara e Ravenna. La boa ondametrica di Cesenatico ha registrato un’onda massima di 2,63 metri, mentre il mareografo di Porto Garibaldi ha fatto segnare un picco di livello del mare di 1,06 metri il 29 ottobre 2018.

Anche nei giorni seguenti il livello del mare si è mantenuto elevato, provocando peraltro difficoltà al deflusso della piena del Po.

E’ possibile inserire Vaia in un contesto di cambiamento climatico?

Non è di certo facile compiere questa analisi. Questo perché Vaia, nella sua intensità, è stata caratterizzata da diversi tipi di fenomeni per i quali non è così facile risalire a dati storici e di conseguenza estrarre dal confronto un eventuale trend di amplificazione di intensità o aumento di frequenza indotto dal riscaldamento globale.

Dal punto di vista delle precipitazioni ci sono stati andamenti irregolari sul territorio, per quanto in taluni settori molto abbondanti, a causa della complessa orografia del nostro territorio nonché alla formazione di strutture temporalesche caratterizzate da elevata intensità puntuale.

Per quanto riguarda alluvioni ed esondazioni, nonché gli impatti sulla costa, si tratta di episodi per i quali ha forte influenza anche lo stato e la gestione del territorio.

La raffica di 192 km\h registrata sul Monte Cesen è la più intensa in base ai dati ARPAV, tuttavia la serie storica copre solo gli ultimi 25 anni pertanto non è così facile realizzare confronti diretti. In generale sul territorio le serie anemometriche non sono così fornite per analisi significative. Queste ultime possono essere condotte in maniera indiretta, focalizzandosi ad esempio sugli schianti degli alberi.

In Europa nel 1999 andò peggio

Considerando il periodo dal 1950 ad oggi sul comparto europeo, Vaia non primeggia tra le tempeste più significative, nonostante sia risultata eccezionale per il contesto italiano.

Le due tempeste del dicembre 1999, Lothar e Martin fanno letteralmente ”impallidire” Vaia: attraversarono praticamente mezza Europa, colpendo in particolar modo la Francia, causando danni 28 volte superiori a Vaia per quanto riguarda gli schianti da vento nonché 100 vittime.

I danni sono stati calcolati in stima di circa 6 miliardi di euro. 240 milioni di metri cubi di legnami, 1 milione di ettari di foreste che hanno subito danni gravissimi.

Ma poi tante altre, come riportato dalla grafica sottostante, che hanno interessato il Nord Europa.

Poi da un lato è vero che temperature più elevate (trend conclamato di riscaldamento globale) portano la superficie marina su valori più alti e rendono disponibile una maggior quantità di vapore acqueo e di energia. Ma parliamo sempre di energia potenziale e diventa assolutamente complesso poi passare ”all’effettivo”.

Non si deve quindi commettere l’errore di ”ipersemplificare” correlando tutto e subito al Riscaldamento Globale, anche per quest’ultimo è ormai assodato, per cui non sempre è necessario chiamarlo in causa, rischiando di banalizzare la complessità di determinati contesti meteorologici che ancora in un certo senso sfuggono, sia in previsione sia in analisi post evento.

Quello che è certo è che un’adeguata pianificazione e gestione del territorio, nonché un’importante investimento nella cultura del rischio rende la comunità più preparata ad eventi di questo tipo, al di là dello ”zampino” o meno del Global Warming.

Oggigiorno si sente parlare meno di prevenzione, pianificazione, rischi, comportamenti adeguati. E dovremmo farlo tanto, in un paese come l’Italia che vede un’orografia complessa e il territorio disseminato di criticità.

In copertina alberi abbattuti in Val Canali, Pale di San Martino Trentino, foto Giorgio Pilotto.

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