A ognuno di noi capita di volgere lo guardo all’insù e, con curiosità, domandarsi quale nome assegnare alle nubi che si stagliano nel cielo. Scopriamo assieme caratteristiche e differenze dei vari tipi di nuvole.
Che cos’è una nube?
Iniziamo questa nostra trattazione definendo, a scanso di equivoci, l’oggetto del nostro discorso: in meteorologia per nube, che ricordiamo è l’equivalente di nuvola nel linguaggio scientifico, si intende un’idrometeora costituita da milioni di microparticelle d’acqua condensate e/o cristalli di ghiaccio. Tali particelle restano sospese in atmosfera per via delle correnti ascensionali che le mantengono in una posizione di galleggiamento.
Precisiamo, perciò, che la nube non è assolutamente formata da vapore d’acqua, come l’immaginario collettivo potrebbe portare a credere: è invece definita come un aggregato di gocce d’acqua o cristalli piccolissimi.
Il colore di una nube
Se non fosse raggiunta anche in minima parte da raggi solari, la nube apparirebbe di una colorazione bianca, sintesi di tutte le bande cromatiche della luce visibile.
Il colore che una nube può assumere dipende strettamente dalla densità di goccioline condensate in essa presenti: all’aumentare della densità aumenta lo spessore e la nube diviene più scura, con colorazioni tendenti al grigio.
La nube stessa riflette gran parte della radiazione che le giunge in percentuali comprese fra il 60% e l’85%: è il motivo per cui, in condizioni standard, appare di colore bianco. Ma esistono dei casi particolari: all’alba e al tramonto le nubi spesso assumono la colorazione del cielo, fra l’arancione ed il rosa, poichè i raggi solari, con un angolo prossimo alla direzione dell’orizzonte, vengono rifratti dalle micro gocce che formano le nubi.
Le caratteristiche in base all’altezza
Le nubi in meteorologia si classificano soprattutto in base all’altezza alla quale si formano nella troposfera terrestre, perchè da essa dipendono poi le caratteristiche e gli effetti di tali formazioni nuvolose. Si classificano in tre tipologie:
- NUBI ALTE, si originano fra gli 8000 metri ed i 13.000 metri, sono costituite da cristalli di ghiaccio di piccole dimensioni con temperature dell’ordine di –50° alle quote più elevate. Si distinguono in cirri, cirrocumuli e cirrostrati a seconda delle forme che i venti a quelle quote gli conferiscono;
- NUBI MEDIE, si creano fra 2000 e 3000 metri di altezza, sono formate da un misto di gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio. Solitamente non danno vita a precipitazioni. Si distinguono in altocumuli e altostrati;
- NUBI BASSE, si formano fra il suolo e 2000 metri, sono costituite da una base ben definita ed internamente da gocce d’acqua in sospensione. Generalmente da esse dipende la maggior parte delle precipitazioni. Si distinguono in cumuli e stratocumuli.
Le nubi cumuliformi e i temporali
Le nubi cumuliformi si distinguono in due differenti tipologie:
- i cumuli, che generalmente si formano alle quote più basse della troposfera, hanno un limitato sviluppo verticale ed una colorazione pressochè bianca. Si distinguono in varie categorie: humulis, detti anche “cumuli di bel tempo”, mediocris, con moderato spessore, base scura ed un certo sviluppo verticale, ed infine congestus, cumuli che si espandono fino a 5 chilometri in altezza e possono evolvere allo stadio successivo, quello di cumulonembi;
- i cumulonembi, nubi con evidente sviluppo verticale e principali responsabili della formazione di rovesci e temporali. Essi si formano mediante il fenomeno della convezione: bolle d’aria caldo-umida si staccano dal suolo e salgono più o meno velocemente verso l’alto, fintanto che la loro temperatura è maggiore di quella dell’ambiente circostante. Quando questa condizione non venisse più soddisfatta, esse andrebbero incontro alla condensazione, passando così da stato gassoso a liquido, e lo sviluppo verticale della nube potrebbe dirsi concluso, a meno di nuove quantità di calore fornite dall’esterno.
I cumulonembi si distinguono in due categorie: calvus, dai contorni lisci, dalla sommità arrotondata che si eleva a forma di montagna o di torre, ed incus, o “a incudine”, ossia costituiti da una sommità appiattita senza più traccia di sviluppo verticale. Questi ultimi indicano come il temporale sia giunto al suo stadio finale, specie se attorno all’incudine le nubi si sfilacciano in strisce di cirri: i cumulonembus calvus, invece, sono indice della fase di pieno sviluppo della struttura temporalesca.