Un fiume è un corpo idrico superficiale: un corso d’acqua continuo, con portate più o meno costanti, in cui prevale il fondo a pendenza dolce senza notevoli irregolarità. La nostra regione è attraversata da numerosi fiumi, che nel settore montano e collinare, assumono carattere torrentizio, ovvero le cui portate hanno valori irregolari e fluttuanti in brevi periodi di tempo.
Il bacino idrografico è l’area topografica delimitata da uno spartiacque topografico (orografico o superficiale) di raccolta delle acque che scorrono sulla superficie del suolo, confluenti verso un determinato corpo idrico recettore che dà il nome al bacino stesso. Con l’avvento dell’ agricoltura e dell’ allevamento intensivo, per non parlare dell’ enorme sviluppo industriale, i nostri fiumi non sono rimasti illesi. Un progressivo peggioramento della qualità delle acque ha compromesso la nostra biodiversità che, nel tempo, ha visto la completa scomparsa di determinate specie ittiche dai nostri areali.
Gli indici fluviali:
Con un lungo salto temporale atterriamo direttamente ai giorni nostri, per parlare e approfondire il tema degli indici fluviali, in particolare del DMV, Deflusso Minimo Vitale e dell’ IQM, Indice di Qualità Morfologica.
In ambito acquatico “l’ habitat” è l’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche che sono necessarie per sostenere e garantire la vita acquatica.
Vivendo, però, in un territorio fortemente devoto all’ agricoltura, colture idroesigenti come il Mais, richiedono elevati volumi di irrigazioni. Questi volumi d’acqua possono provenire da pozzi privati, dai canali di bonifica a uso irriguo (esistono infatti canali di bonifica ad esclusiva funzione di scolo delle acque verso valle) o dai fiumi. Una derivazione fluviale, ovvero una prelevazione di acqua da un fiume a scopo irriguo, comporta un’alterazione del regime idrologico, modificando parametri morfologici, chimici, fisici e biologici.
La portata di un corso d’acqua, ovvero il volume di acqua che scorre nella sezione del fiume in un secondo (mc/s), è di fondamentale importanza per il mantenimento dell’ ecosistema e ciò determina la previsione di idonei rilasci a valle delle derivazioni.
Per l’ Autorità di Bacino del Fiume Po, il DMV, il Deflusso Minimo Vitale, rappresenta il deflusso che in un corso d’acqua deve essere presente a valle delle captazioni idriche per mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati.
Quindi, l’irrigazione estiva delle colture e la contemporanea magra dei corsi d’acqua costituiscono un problema che sarà sempre più frequente e sempre più intenso nei prossimi anni. L’aumento delle ondate di calore e degli eventi siccitosi, l’aumento dell’ evapotraspirazione e la perdita di umidità del suolo sono e saranno i fattori che intensificheranno questo problema. E se i prelievi d’acqua sono scarsi per non scendere sotto la soglia del DMV questo significa che le nostre coltivazioni riceveranno pochissima acqua, ampliando ulteriormente lo stress idrico.
La legislazione fluviale:
Il Decreto dell’ 8 novembre 2010, n. 260, è il Regolamento recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali, in modifica alle norme tecniche del D.Lgs 3 aprile 2006, n. 152.
Le condizioni morfologiche di un fiume, ovvero gli aspetti esteriori, vengono valutate per ciascuno dei seguenti aspetti:
– continuità: la continuità longitudinale riguarda la capacità del corso d’acqua di garantire il transito delle portate solide; la continuita’ laterale riguarda il libero manifestarsi di processi fisici di esondazione e di erosione;
– configurazione morfologica: riguarda la morfologia planimetrica e l’assetto altimetrico;
– configurazione della sezione: riguarda le variazioni di larghezza e profondità della sezione fluviale;
– configurazione e struttura alveo: riguarda la struttura e le caratteristiche tessiturali dell’alveo;
– vegetazione nella fascia perifluviale: riguarda gli aspetti legati alla struttura ed estensione della vegetazione nella fascia perifluviale.
La classificazione si basa sul confronto tra le condizioni morfologiche attuali e quelle di riferimento in modo da poter valutare i processi evolutivi in corso e sui valori dei parametri per descriverne lo stato e le tendenze evolutive.
Questi parametri concorrono alla formazione dell’Indice di Qualità Morfologica.
Il primo passo è l’identificazione dei CIFM (HMWB), cioè i Corpi Idrici Fortemente Modificati (Heavily Modified Water Bodies) se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
1) il mancato raggiungimento del buono stato ecologico è dovuto ad alterazioni fisiche che comportano modificazioni delle caratteristiche idro-morfologiche del corpo idrico;
2) il corpo idrico risulta sostanzialmente mutato nelle proprie caratteristiche in modo permanente.
Come avviene la valutazione dell’ IQM?
Consiste nella separazione in tratti morfologicamente omogenei di tutta la rete naturale tipizzata della regione (5242 km) considerando:
A – segmenti fisiografici;
B – grado di confinamento;
C – tipologia morfologica;
D – discontinuità idrologiche;
E – livello di alterazione delle aste (manufatti);
F – variazioni dimensionali (larghezza, pendenza).
Attraverso la compilazione per ogni tratto delle schede di Funzionalità (idoneità a permettere i processi naturali), Artificialità (opere interferenti, estrazioni, taglio vegetazione) e Variazione Morfologica (restringimenti, approfondimenti, semplificazione forme) predisposte da ISPRA, che prevedono 28 indicatori a risposta multipla, è stato determinato l’ IQM.
Nell’immagine successiva, fornita da ARPAE, ecco il resoconto finale sullo stato di salute dei fiumi emiliano-romagnoli.
Articolo a cura di Pietro Contini.