Siamo arrivati a un punto in cui ogni cosa che ci capita, dal punto di vista meteorologico, la attribuiamo al cambiamento climatico. Ma siamo sicuri che la colpa sia sempre “sua”?
Già il sottotitolo potrebbe, ad essere pignoli, contenere un sottile, voluto errore. “Ogni cosa che ci capita, dal punto di vista meteorologico, la attribuiamo al cambiamento climatico”. Viene quindi a meno la fondamentale distinzione tra tempo e clima di cui abbiamo spesso parlato.
E voi direte, “ancora con questa voglia di rigore scientifico”. Sbagliato. Premesso che quando si parla di scienza il rigore non è un vezzo bensì una necessità, la precisazione ha un valore pratico ed operativo, non solo teorico.
Le condizioni che difatti viviamo una settimana, un mese, ma anche una stagione, sono “tempo”, non “clima”. E il “tempo”, o meglio, le problematiche ad esso connesse, sono molto rilevanti, anche se, oggigiorno, alcuni sembrano essersi dimenticati di questo.
Il tutto è dovuto alla leggerezza, alla superficialità, con cui è trattata l’informazione da parte di molti quest’oggi, ricca di esasperazione, di contenuti iperbolici, ma priva spesso di un messaggio chiaro e utile ad informare le persone.
Ormai, ogni temporale, grandinata, periodo caldo o freddo, nevicata, viene fatta rientrare nella categoria “eventi estremi” e associata al cambiamento climatico, al pari del suo impatto sulle nostre vite.
È invece bene ricordare che:
- gli eventi intensi rappresentano particolari “picchi” all’interno della statistica meteo-climatica.
- gli eventi estremi sono fuori scala rispetto alla statistica meteo-climatica.
Il singolo evento tuttavia, non può essere attribuito all’ambito clima, bensì inserito insieme ai restanti che fan parte di un periodo di 20 o 30 anni, sul quale si compiono osservazioni, tracciando infine delle valutazioni scientifiche. Questo è clima, il resto è “semplicemente” tempo meteorologico.
Tutto ciò a spiegare che è inutile rifarsi “al periodo freddo” in una determinata zona del mondo per provare a negare il cambiamento climatico(i cui dati sono piuttosto eloquenti), oppure, in caso contrario, attribuire la stessa singola anomalia al cambiamento climatico.
Per parlare di clima bisogna avere una visione di insieme, sia dal punto di vista spaziale sia dal punto di vista temporale.
Le colpe dell’uomo
Le colpe dell’uomo oltre al cambiamento climatico. È il titolo dell’articolo, è il punto focale, ma attenzione, non si tratta di elencare le responsabilità dell’uomo rispetto al clima. Si tratta di andare oltre.
Cosa vuol dire andare “oltre”? Significa cercare di vedere al di là dell’informazione che quest’oggi è troppo spesso banalizzata, trattata con superficialità, la quale porta ad attribuire tutto al Riscaldamento Globale e soprattutto a parlare solo di quell’argomento. Ah, attenzione, lungi da me dire che non si debba farlo. La sensibilizzazione e la formazione in merito a tale tematica è fondamentale, al pari della ricerca di misure e soluzioni per arginarne gli effetti.
Qual è il problema allora?
Bisogna affiancare al clima e alla sensibilizzazione in merito, anche il tempo. D’altra parte, per semplificarla molto, il “tempo meteorologico” rappresenta i tasselli di un puzzle che è il clima. E quindi perché non dare al tempo la dovuta importanza?
Il tempo meteorologico impatta sulle nostre vite tutti i giorni, o quasi. A causa del dissesto idrogeologico, del nostro territorio vulnerabile, dell’incuria dell’uomo. Ne abbiamo parlato spesso e continueremo a farlo. Tuttavia, la riflessione è d’obbligo: la persone hanno coscienza del rischio connesso al tempo meteorologico? Molto probabilmente no. Anzi, spesso si sottovaluta, Non si ha la percezione di ciò che potrebbe accadere. “Cosa vuoi che accada”, “Ma si non capiterà proprio qui”, sono solo alcune delle frasi che si sentono dire in presenza di criticità ponderatamente annunciate.
Solo che se vogliamo tentare di educare le persone, formarle, aiutarle a capire il rischio potenziale derivante dal tempo meteorologico, dovremmo dedicare ad esso la giusta importanza. Parlarne. Parlare del perché accadono certi fenomeni, e di come prevenire determinate conseguenze, di ridurne gli impatti sulle nostre vite.
Le cosiddette “vittime del maltempo” sono in realtà causate da:
- territorio vulnerabile: sia a causa della geomorfologia complessa, sia a causa della pessima gestione del territorio(fiumi, aree alluvionali o a rischio frana, manutenzione dei punti critici).
- comportamenti irresponsabili: scarsa conoscenza delle problematiche, sottovalutazione dei rischi connessi al maltempo.
Su questi due punti, si può e si deve lavorare con l’informazione(e la formazione). Certo che però, se ad ogni cosa che accade, si parla di cambiamento climatico, forse si ha la scusa per non addentrarsi in queste tematiche.
L’invito è quindi quello di dare importanza ad entrambi gli aspetti. Perché entrambi ci toccano e impattano sulla vita di tutti i giorni. Non possiamo concentrarci solo su uno di essi, perché altrimenti, perdiamo di vista un elevato numero di problematiche che potrebbero essere arginate già nell’immediato, con opere ed iniziative diverse, ma non totalmente estranee, a quelle che si pensa di adottare in ottica “clima”.
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