Scie chimiche? Una bufala colossale!

Parliamo ora di uno degli argomenti che spesso ci capita di scorgere navigando sul web, ossia quello delle cosiddette “scie chimiche”. Si tratta di una bufala, figlia del becero complottismo, che peraltro può anche essere scientificamente smentita. Vediamo insieme il perché.

Tutti gli aerei, oltre al vapore acqueo, emettono altre sostanze come ad esempio biossido di carbonio, ossidi di azoto, monossido di carbonio, idrocarburi come il metano, solfati, particolato, come normale prodotto delle combustioni. L’aria che viene espulsa dalle turbine di un aereo contiene vapore (oltre alle sostanze sopra enunciate), che si aggiunge a quello già presente in atmosfera. Inoltre, a quelle quote (parliamo di 10 km di altezza), le temperature dell’aria estremamente basse (possono scendere al di sotto dei -60°C) favoriscono un ulteriore espansione. L’avvezione di vapore, sommandosi al raffreddamento (dovuto all’ambiente circostante e all’espansione), rendono più o meno probabile la rapida condensazione del vapore acqueo stesso, agevolando lo sviluppo della “scia di condensazione”.

Una volta formatasi la nuvola può subire varie trasformazioni termodinamiche, secondo le caratteristiche atmosferiche in cui si trova. Per questo le scie possono essere più o meno estese o possono cambiare forma molto velocemente. In particolare la persistenza di una “scia di condensazione” dipende dalla cosiddetta “supersaturazione” rispetto al ghiaccio. Il primo a studiare il fenomeno delle “scie di condensazione” è stato nel 1953 lo scienziato H. Applemanche al termine dei suoi studi ha realizzato un grafico diventato famoso tra gli addetti ai lavori (ignoto a chi riempie i social di fake-news e stupidaggini di ogni tipo). Il grafico può naturalmente essere usato sia per fare previsioni sia per effettuare delle verifiche a posteriori. Per usarlo occorre conoscere la temperatura e l’umidità relativa presente alla quota dell’aereo. Quando si parla di saturazione dell’aria, si dà per scontato che si stia parlando della condensazione del vapore in goccioline d’acqua. Quando abbiamo una umidità relativa pari al 100% si dice che l’aria è satura (di vapore). A quella data temperatura essa non è più in grado di contenere acqua allo stato di vapore senza che condensi (sempre che vi siano i nuclei di condensazione, cosa scontata nella bassa troposfera).

Il vapore acqueo presente esercita una sua pressione propria che si chiama “pressione di vapore” che si somma alla pressione dell’aria in assenza di vapore. Se a regime si raggiunge un equilibrio in presenza contemporanea di acqua e vapore (cioè il numero di molecole che passa allo stato liquido eguaglia il numero di quelle che passano allo stato di vapore, ma non tutto il vapore condensa e non tutta l’acqua evapora) allora si è in condizioni di aria “satura di vapore”, dove il vapore esercita la cosiddetta “pressione di vapore saturo” e l’igrometro segnerà 100% di umidità relativa. L’umidità relativa si chiama così proprio perché rappresenta la quantità di vapore presente nell’aria rispetto a quanto vapore l’aria stessa può contenere senza che condensiMa ciò dipende dalla temperatura, perché se la temperatura sale(maggior agitazione termica che allontana le molecole d’acqua) allora tenderà ad avere la meglio l’evaporazione piuttosto che la condensazione e così l’equilibrio si raggiunge per quantità più elevate di vapore (servirà più vapore per saturare l’aria). Ecco perché a parità di vapore totale contenuto nell’aria l’umidità relativa aumenta al diminuire della temperatura e viceversa. Oltre che con l’acqua tutto questo vale pure per il ghiaccio. Come sappiamo l’acqua può passare dallo stato di vapore a quello solido e viceversa, seguendo i rispettivi processi del “brinamento” e della “sublimazione”.

Ma separare molecole d’acqua dal ghiaccio non è la stessa cosa che separarle allo stato liquido. In sostanza l’umidità relativa rispetto al ghiaccio è quantitativamente diversa. Se però continuiamo lo stesso a usare l’umidità relativa rispetto all’acqua, allora la saturazione rispetto al ghiaccio si ha a valori inferiori del 100%. Questo è importante perché le “scie di condensazione” sono costituite da ghiaccio. Tornando a parlare del grafico di H. Appleman notiamo che le due linee più importanti sul grafico sono la linea dello 0% e quella del 100 % (umidità relativa). Se l’atmosfera è più fredda rispetto alla temperatura indicata dalla linea del 0%, la “scia di condensazione” si forma anche se l’umidità relativa dell’atmosfera è pari a zero. Questo perché l’aereo fornirà abbastanza umidità per produrre la “scia di condensazione”, e non è necessaria umidità dall’atmosfera per formare la nube. Secondo il grafico, le “scie di condensazione” si formano sempre quando il valore della temperatura è a sinistra della linea dello 0%. Se l’atmosfera è più calda della temperatura indicata dalla linea del 100%, la “scia di condensazione” non può formarsi anche se l’umidità relativa dell’atmosfera è del 100%. In tale campo l’umidità combinata del gas di scarico dell’aereo e quella dell’atmosfera non sarà mai abbastanza per generare una nuvola.

Quindi i profili di temperatura a destra della linea del 100% non daranno mai luogo ad una “scia di condensazione”. Per le temperature comprese tra le linee dello 0% e del 100%, la possibilità che si formi una “scia di condensazione” dipenderà dall’umidità atmosferica, che nel grafico viene rappresentata come umidità relativa. Quando la temperatura è compresa tra le linee dello 0% e del 100% la “scia di condensazione” può anche formarsi, ma non sarà persistente.

Si ringrazia per il contributo WeatherItalian

 

La bufala colossale

Insomma, la spiegazione scientifica sulla formazione di queste scie di condensazione c’è ed è evidente, così come è palese quanto la questione “scie chimiche” sia una bufala. Essa infatti è figlia del becero complottismo, perché purtroppo, qualcuno ha sempre l’idea che ci sia chi dall’alto “lo vuole fregare”, “vuole arrecargli danno” e via dicendo.

Si ricorda che la Scienza “non è democratica”, non si basa su pareri ma su dati e studi verificati, pertanto è inutile provare a ribattere a questo articolo dicendo “non si vuol parlare di certi argomenti” oppure “in realtà esistono e non vogliono dircelo”.

Può considerarsi “democratica” solo se questa forma di “democrazia” rimane aderente alle sue regole, ossia quelle del metodo scientifico. Ognuno potrebbe sottoporre alle riviste specialistiche del settore rendendo conto del risultato della sua ricerca, ma poi questo deve necessariamente essere valutato in base alla strumentazione e alle condizioni utilizzate. E di conseguenza, arrivare alla revisione paritaria, che serve appunto a valutare in maniera equilibrata se il contenuto scientifico è valido, se necessita di integrazioni o se non è da considerare.

Anche perché in realtà si è parlato dell’argomento, ma dal punto di vista scientifico. E se questo “non soddisfa” chi pensa al complotto, purtroppo non possiamo farci nulla. Anche perché a dir il vero, le “prove” devono essere portate da chi nega, in quanto la comunità scientifica “le sue” le ha fornite, peraltro basate su studi VERI e non sulle dicerie da community web.

Di conseguenza:

  • è vero che gli aerei provocano scie di condensazione, dovute all’emissione di vapore acqueo(unitamente ai prodotti della combustione).
  • è vero che gli aerei(come qualsiasi automezzo funzionante con combustibili fossili) inquinano. Questo non lo si nega. È altrettanto vero che tali emissioni incidono sull’aumento dei gas serra e quindi sul clima(sappiamo che l’aumento della temperature media globale è legato anche all’aumento dei gas serra).
  • NON è vero che vi è qualcuno che “modifica il clima intenzionalmente spruzzando prodotti chimici” dagli aerei.
  • NON è vero che le scie di condensazione sono “la novità degli ultimi anni”. In realtà si sono osservate già dal dopoguerra e sempre di più negli anni successivi. Il tutto è semplicemente dovuto al progresso tecnologico che ha fatto dell’aereo un mezzo di trasporto molto importante e di gran utilizzo. Il traffico aereo degli ultimi anni è sicuramente in aumento rispetto a quello di decenni fa.

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