Smog: quanto è utile il blocco delle auto?

In queste giornate di alta pressione rimane elevata l’attenzione allo smog, con vari provvedimenti attivati in Emilia-Romagna e nelle altre regioni del nostro Paese. Ma siamo sicuri che il blocco delle auto serva davvero?

Tra i provvedimenti maggiormente diffusi in queste giornate di allerta smog, troviamo il blocco alla circolazione, soprattutto per quanto riguarda i diesel (nella nostra regione fino a Euro 3/4, ma altrove fino a Euro 5 e addirittura Euro 6 a Roma).

Ma siamo sicuri che si tratti di un provvedimento efficace?

Su questo aspetto si è pronunciato l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IAA), attraverso il direttore Cinzia Perrino.

Le condizioni meteorologiche degli ultimi 15/20 giorni son risultate molto sfavorevoli per quanto riguarda lo smog, con valori di PM10 elevati in molte località. Tale situazione ha fatto scattare come di consueto le misure previste dal Piano Aria, tuttavia esse, che da anni si concentrano molto sui blocchi del traffico, non sono poi così efficaci. 

Parlando di PM10, il contributo diretto del traffico è di circa il 25%. Di conseguenza le misure ad esso relative intervengono solo per quella piccola percentuale, che va a ridursi ancora di più se parliamo del blocco dei soli diesel.

Infatti, se da un lato si bloccano i diesel fino ad Euro V o addirittura Euro VI, tanti altri veicoli (circa la metà) con alimentazioni di altro tipo continuano a circolare. Dinanzi a tale considerazione, il blocco dei diesel incide per appena il 12%. 

Bisogna considerare che si interviene sul traffico perché è la misura più controllabile dalle amministrazioni, mentre azioni e programmi a più ampia scala e pensati per una maggior durata sono sicuramente più complessi.

Un aspetto trascurato è la stufa a pellet: sempre più diffusa, con forte impatto sull’emissione di polveri e soprattutto difficile da controllare. La normativa in merito ai gradi e alla loro regolazione non sembra dare i riscontri sperati.

Cosa si può pensare di fare quindi per il futuro?

Il discorso è complesso e soprattutto non può essere limitato al fattore “blocchi del traffico”. È necessario puntare sullo sviluppo del trasporto sostenibile, con mezzi pubblici efficienti e con una programmazione che incentivi le persone ad utilizzarli.

Questo perché l’inquinamento non è dato solo da ciò che esce dallo scappamento, ma anche da quanto tragitto viene percorso dal mezzo. Limitando quest’ultimo, “invogliando” le persone a preferire il mezzo pubblico, specie quella parte di popolazione che usa l’auto anche per brevi tragitti, potrebbe risultare un passo importante.

E bisogna anche intervenire sugli altri settori, riscaldamento ed agricoltura, con il primo che occupa un’ampia fetta delle emissioni di Pm10, ma anche il settore agrario, soprattutto per quanto riguarda fertilizzanti, liquami e deiezioni.

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