Cresce l’urbanizzazione, aumentano le superfici cementificate ma ci si preoccupa quasi solo dei problemi connessi con il cambiamento climatico. Non dobbiamo dimenticarci che prima di tutto deve venire la tutela del territorio e del nostro ambiente. Il cambiamento climatico non può far altro che peggiorare delle problematiche la cui origine risulta ben differente.
Abbiamo visto, nel corso di questa estate, forti temporali impattare su alcune delle principali città del nostro Paese. Si legga Torino, poi Milano, Treviso, ma anche Bologna, Reggio Emilia e, con un margine di maggior dubbio, Palermo.
Tralasciando l’analisi sui singoli casi, è innegabile il contributo dell’isola di calore che si forma sull’area urbana alla formazione di forti fenomeni temporaleschi, con celle ben strutturate e capaci di mettere duramente alla prova il territorio interessato.
Se poi, tale territorio risulta per gran parte cementificato, il “gioco è fatto”. Sulla cronaca si leggerà sicuramente di allagamenti, di fiumi tombati che non rispondono più e che favoriscono vere e proprie alluvioni, ma anche di intensità molto rilevante dei temporali.
Il “refrain” è sempre quello di chiamare in causa i cambiamenti climatici, ormai usati a profusione e talvolta in maniera ingiustificata, per avallare altre varie lacune presenti sul territorio.
Città sempre più grandi, sempre più cemento, sempre più caldo
Volendo semplificare…in prossimità delle aree urbane le temperature registrate sono spesso superiori di diversi gradi rispetto le zone limitrofe rurali. Questo surplus di calore da un lato acuisce la sensazione di disagio bioclimatico durante le ondate di calore, ma dall’altro può rappresentare una fonte di energia per i sopracitati temporali.
Osservando le immagini radar capita sovente di notare temporali “nati” in prossimità delle isole di calore. Di esempi se ne potrebbero portare diversi nel corso dell’estate e degli ultimi anni.
Spesso viene utilizzata l’argomentazione secondo la quale “il riscaldamento globale aumenta l’intensità dei fenomeni”, mentre il problema connesso all’isola di calore è spesso trascurato. Ciò non significa che non si debba parlare di clima, ma non è possibile dimenticarsi del tempo meteorologico!
È un po’ come il discorso della fragilità del nostro territorio, che abbiamo affrontato in questo articolo a Novembre scorso: già lì si rammentava come il cambiamento climatico non potesse essere l’alibi per altre problematiche che meritano di essere approfondite e che possiedono “metodi di intervento” ben differenti rispetto alla riduzione delle emissioni.
Maggiore urbanizzazione, maggiori beni esposti ai pericoli
Oggigiorno viviamo in ambienti sempre più urbanizzati ed è sempre maggiore l’esposizione di beni al rischio. Ciò significa che a parità di fenomeni, quelli odierni causano “più danni”, anche dal punto di vista economico, perché aumentando l’urbanizzazione aumenta la concentrazione di persone ed oggetti potenzialmente esposti alla criticità.
Uno studio statunitense del 2018, prodotto dal National Institute of Building Sciences, afferma che per ogni dollaro speso per ridurre l’impatto dei disastri, se ne risparmiano fino a 6 rispetto all’eventuale ricostruzione. Della serie prevenire è meglio che curare.
Sempre le solite cose…
Alla fine sulla maggior parte dei notiziari e sui social, impazza sempre la corsa al grido del “Climate Change”, nascondendo la polvere sotto il tappeto. Una sorta di “isteria collettiva” e di superficialità che probabilmente fa perdere il focus su ciò che ci gira attorno, ma soprattutto su dove poggiamo i piedi.
Ormai sembra quasi non si riesca più a parlare di tempo meteorologico, di prevenzione del rischio, di operazioni utili a mitigare l’impatto dei fenomeni sul territorio.
Bisogna procedere quindi con azioni concrete per ridurre l’urbanizzazione sregolata, per tutelare maggiormente l’ambiente, per potenziare il monitoraggio in tempo reale, evitando ad esempio, di finire come Palermo Mercoledì 15 Luglio 2020.
Oggigiorno più che mai vi è la necessità di sistemi che avvisino in maniera puntuale e precisa, con sirene che suonino quando serve, con procedure di intervento perfettamente calzanti sulla città, sul quartiere e un sistema comunicativo che metta in rete le varie realtà locali per poter congiuntamente ridurre l’impatto dei fenomeni sul territorio.