Il tornado: conosciamolo meglio

Il tornado è sicuramente uno dei fenomeni atmosferici più impressionanti a livello visivo e tra i maggiormente distruttivi. Conosciamolo meglio, anche perché può interessare anche le nostre zone.

Prima di iniziare, è doverosa una premessa: “tornado” e “tromba d’aria” sono termini sinonimi. Dal punto di vista meteorologico e scientifico non vi è alcuna differenza; il primo è il termine di derivazione spagnola, ormai utilizzato a livello mondiale, mentre il secondo è quello in lingua italiana. Presunte differenze sulla base dei due termini non sono da considerarsi valide del punto di vista scientifico.

Il tornado è una colonna d’aria in violenta rotazione ed a contatto col terreno, osservabile come una “nube ad imbuto”. Nel caso in cui essa non toccasse terra, sarebbe appunto definita funnel cloud(nube ad imbuto). 

Tale nube non è “il tornado” ma solo una sua manifestazione, in quanto il fenomeno vorticoso potrebbe essere presente anche in assenza di essa, specie in caso di episodi di debole intensità, nonché in caso di scarsa umidità nei bassi strati.

È bene sottolineare che il “cono” non è dovuto alla polvere sollevata dal tornado, bensì è proprio una nube, formata da tante goccioline d’acqua, a causa del moto vorticoso. I fattori che influenzano la dimensione di un tornado sono tanti, i principali riguardano l’umidità presente nei bassi strati: in caso di aria umida son favorite nubi basse con tornado corti e tendenzialmente ampi di diametro, mentre in caso di aria più secca i tornado tendono ad essere lunghi e sottili.

Fondamentale: la dimensione, nonché la forma di un tornado, non forniscono informazioni circa la sua forza. 

Questo smentisce quindi il concetto per cui “tornado= grosso e potente” e “tromba d’aria= piccola e debole” utilizzato da certuni per tentare di differenziare i due fenomeni. Nulla di più falso. Una tromba d’aria(o tornado, usiamoli come sinonimi dato che lo sono!) può essere allo stesso tempo sottile e distruttiva.

Alcune distinzioni

  • Rope tornado: sottile ed affusolato, può comunque causare danni ingentissimi seppur localizzati(es. 16 Giugno 1957 nell’Oltrepò Pavese).
  • Wedge tornado: molto più “grosso” del precedente, con un diametro anche di 2 chilometri al suolo. La maggior parte di questi provoca danni da EF2 a EF5, anche se son piuttosto rari rispetto ai precedenti.

Tutti i temporali potenzialmente possono generare tornado, ma essi si formano più frequentemente in presenza di supercelle temporalesche , in quanto in esse vi è già un movimento rotatorio.

Molto più frequenti, almeno nelle nostre zone, sono i tornado di tipo landspout, ossia tornado non mesociclonici: essi non discendono da temporali a supercella, e sono la maggioranza delle trombe d’aria che interessano l’Italia e l’Europa. Sono l’equivalente delle trombe marine, dette appunto waterspout.

I tornado di tipo landspout si formano durante le fasi più intense dei temporali multicellari, seguendo l’evoluzione di un “normale” temporale. In prevalenza non superano il grado EF2 e sono poco duraturi(non oltre i 15 minuti). Il diametro alla base del vortice si aggira tra i 50 e i 150 metri e in media percorrono fino a 10 chilometri. Sono tuttavia in grado di dar luogo a danni anche ingenti.

La scala Enhanced Fujita

Introdotta nel 2007 in luogo della “vecchia” Scala Fujita, la Enhanced Fujita è di fatto, una sua versione “avanzata” come si può dedurre appunto dal nome. Essa fornisce una stima più oggettiva del vento associato al tornado in quanto considera la massima raffica raggiunta entro un intervallo di tempo definito(3 secondi).

Ciascun grado possiede dei riferimenti in merito ai gradi di danno, ai quali è associato un range di intensità del vento che prevede sia un limite massimo che un limite minimo.

Il grado EF5 è caratterizzato da un intervallo aperto(velocità maggiore di 322 Km/h) in quanto da un lato permette una certa flessibilità nel definire le velocità dei tornado futuri, mentre dall’altro si prevengono le notizie sensazionalistiche dei media che tendono ad attribuire al tornado la massima velocità possibile.

La tromba marina

La tromba marina è l’equivalente di un tornado di tipo “landspout” che si forma su uno specchio d’acqua. Per convenzione, se tocca la costa viene classificata come “tornado”.

Essa può formarsi anche da un cumulonembo non temporalesco, è difatti sufficiente un “cumulo congesto” per dar luogo a questo fenomeno vorticoso, i cui venti rotanti possono sfiorare i 250 Km/h. Assumono frequentemente forma sottile, sebbene non sono esclusi a priori vortici di tipo “wedge”.

La loro velocità di traslazione è bassa, non oltre i 30 Km/h, mentre la lunghezza dalla nube al mare si colloca tra i 300 m e i 700 m, mentre il diametro va da circa un metro o poco più sulla superficie dell’acqua, mentre arriva a 300m in prossimità del cumulonembo.

La durata va in media dai 2 ai 20 minuti, mentre è interessate notare come possano formarsi vere e proprie “famiglie” di trombe marine, composte da 3-5 elementi, anche se in alcuni casi se ne sono osservate fino a 15.

Cosa fare in caso di tornado?

  1. NON rifugiarsi nelle auto: possono divenire trappole letali. In caso di fenomeni intensi potrebbero essere sbalzate via, molto meglio accostare il veicolo e trovare riparo in un edificio solido, oppure un avvallamento del terreno.
  2. NON rifugiarsi sotto i cavalcavia, in quanto il vento può incanalarsi e si rischia di rimanere travolti.
  3. NON rimanere nei pressi di porte e finestre se si è in casa. Meglio cercare riparo in una stanza interna, possibilmente nei pressi di un muro portante o ancor meglio in un seminterrato.
  4. NON aprire le porte e le finestre nel nome del famoso mito che illustra questa pratica sconsiderata come utile a bilanciare la pressione tra esterno ed interno dell’edificio.
  5. Nel caso in cui si rimanesse sorpresi all’aperto, in assenza di solidi ripari, meglio ricoverarsi in un avvallamento del terreno, proteggendosi con le mani testa e collo.

Per altri consigli in merito ai comportamenti in caso di temporale, rimandiamo a questo articolo.

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