La Regione Emilia-Romagna chiederà lo stato di emergenza per i danni del maltempo.
Lo ha annunciato il presidente Stefano Bonaccini al termine di un vertice in Prefettura a Bologna con prefetto, Comuni, forze dell’ordine, Protezione civile nazionale. La richiesta riguarderà in primis la Bassa Bolognese colpita dall’esondazione del Reno, ma anche il Piacentino per il gelicidio, il Reggiano per alcune frane e il Modenese per arginature da ripristinare. L’assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo, ha sentito il capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Angelo Borrelli, col quale ha concordato sull’invio della richiesta al Governo dello stato di emergenza nazionale nelle prossime ore. “Adesso è il momento di pensare alle persone e alle famiglie – sottolinea Bonaccini – I cittadini colpiti verranno aiutati a tornare nelle proprie case e saranno risarciti dei danni subiti. La Regione farà come sempre la sua parte”.
I tempi “credo che saranno molto brevi per quanto riguarda un ripristino immediato. Già da questa notte l’argine è stato messo in sicurezza. Sono iniziati i lavori, si sta provvedendo a ricostruirlo in modo da reggere su quel lato. Nel frattempo si è partiti con un’attività di assistenza alle persone e di assistenza diretta ai luoghi, quindi alle abitazioni”. Così il prefetto di Bologna, Patrizia Impresa, al termine del vertice in prefettura. Per ripulire case, scantinati e quant’altro, ha aggiunto, “sono già pronte squadre di volontari che affiancheranno i vigili del fuoco”. In più è stato “predisposto anche su Bologna, a Borgo Panigale, una squadra anti sciacallaggio di polizia e carabinieri, e un punto di Polizia nuovo a Castel Maggiore e Argelato”.
L’ESERCITO AD ARGELATO
“La nostra richiesta di avere più mezzi e più uomini è stata accolta in pieno. È arrivato l’esercito, che sta supportando i vigili del fuoco con mezzi idrovori, e abbiamo istituito in piazza una stazione mobile dei carabinieri, che rimarrà per tutta la notte e fino a cessata emergenza”. Lo dice in un video su Facebook Claudia Muzic, sindaco di Argelato, coinvolto dalla piena del Reno. “Il presidente Stefano Bonaccini – ha aggiunto – al termine del vertice in Prefettura ci ha assicurato che entro brevissimo disporremo di tutte le procedure per il rimborso di indennizzi”. In Comune è stato istituito un punto di assistenza cui i cittadini che ne hanno bisogno possono rivolgersi per chiedere l’ausilio di squadre di protezione civile attrezzate con idropulitrici, che sono già a disposizione.
Tra Castel Maggiore e Argelato “ci sono casi isolati di blackout che stiamo gestendo in coordinamento con i vigili del fuoco ma nessuna criticità per la fornitura di energia elettrica”. Lo fa sapere Enel.
L’ALLARME DI COLDIRETTI
“Sono finiti sott’acqua centinaia di ettari di coltivazioni seminati a grano” e “risultano invasi dal fango anche terreni preparati per le bietole e il mais con l’esondazione del fiume Reno in Emilia”. È l’allarme lanciato da Coldiretti che sottolinea come l’ondata di maltempo ha colpito l’agricoltura “lungo tutta la penisola, dalla Toscana alla Campania dove il Sarno non ha retto alla piena e ha provocato danni ingenti alle serre e alle colture in pieno campo”. I danni nelle campagne potrebbero “arrivare a milioni di euro”.
RENO CAMPANELLA D’ALLARME
L’ultima piena del Reno “è solo un campanello d’allarme”, “dobbiamo smetterla di parlare di eventi imprevedibili ed eccezionali, le piene non sono terremoti e gli eventi meteo saranno sempre più estremi per il cambiamento climatico. Serve un adeguamento delle infrastrutture, altrimenti situazioni come questa delle ultime ore saranno la quotidianità”. A dirlo è Demetrio Egidi, ex capo della Protezione civile dell’Emilia-Romagna, ora in pensione, che ha gestito il sisma emiliano del 2012. “Quando parliamo di piene non usiamo termini come ‘imprevedibile’ – spiega all’ANSA – sono situazioni conosciute, catalogate, che dai dati di ciò che accade a monte si possono prevedere in ciò che poi arriva a valle. Ci vuole però un meccanismo di costante monitoraggio, di costante presenza sul territorio”. Egidi ricorda che aveva inserito nel piano di protezione civile una cassa di espansione del Reno, “opera poi bloccata da iter politico”. Con quella misura, sottolinea, “la piena odierna non si sarebbe verificata”. “La mia non è una critica – sottolinea – ma uno stimolo per mettere in campo azioni incisive”. I cambiamenti climatici, aggiunge, e le fragilità del territorio “impongono un cambio di rotta. Ci sono le condizioni per farlo, ci sono meccanismi organizzativo-finanziari ad hoc, quindi occorre ‘spingere il bottone’, reagire all’inerzia di dire che questi eventi sono ‘imprevedibili'”.
Fonte: ANSA