Conoscete la differenza tra caldo torrido e caldo afoso? E soprattutto, sapete che le previsioni meteo sono molto utili per prevenire gli effetti legati alle ondate di calore?
Caldo torrido e caldo afoso non sono la stessa cosa. Troppo spesso, ed erroneamente, la parola ”torrido” viene usata come sinonimo di intenso, in realtà vuol dire ”secco”. Di conseguenza quando si parla di caldo torrido vuol dire caldo con bassi tassi di umidità.
Diversamente, il caldo afoso, possiede tassi di umidità elevati. La differenza è importante anche ai fini di prevenire il rischio calore, poiché in presenza di tassi di umidità elevati, il nostro corpo fa più fatica a disperdere calore tramite la sudorazione e quindi aumentano le probabilità di colpo di calore.
Sistema di allentamento per temperature elevate
La valutazione del codice colore di allerta per temperature elevate è articolata in quattro livello, verde, giallo, arancione e rosso ed è effettuata tramite il confronto delle temperature massime giornaliere previste con valori di soglia crescenti a cui si associano i possibili effetti e danni conseguenti.
L’allerta gialla scatta con temperatura massima prevista di 38 gradi, quella arancione con una previsione di 39 gradi e quella rossa con 40 gradi previsti o più. Inoltre, si valuta la persistenza del fenomeno su più giorni, scalando di un grado ciascuna soglia.
Presta attenzione al disagio bioclimatico
Per fare attenzione al caldo non bisogna attendere un’allerta per temperature elevate! Difatti è molto importante prestare attenzione al disagio bioclimatico: questo tipo di disagio, dovuto in gran parte al caldo umido, è influenzato da molti fattori, come ad esempio temperatura, umidità e vento. Altri fattori sono legati invece al singolo individuo, tra cui l’età, l’eventuale presenza di patologie\mancanza di autosufficienza, oppure un’attività lavorativa che espone al rischio calore.
In Emilia-Romagna è attivo un sistema di previsione del rischio calore, realizzato grazie alla collaborazione tra il Servizio IdroMeteoClima di Arpae, il Centro Tematico Ambiente, Prevenzione e Salute e lo staff di comunicazione.
L’indice di Thom
L’indice di Thom (DI, Discomfort Index) combina in un singolo valore l’effetto di temperatura, umidità e ventilazione. E’ quindi utile a descrivere il disagio bioclimatico. Si sottolinea che l’indice è adimensionale, pertanto il numero non rappresenta dei ”gradi”.
Viene considerato un intervallo di temperature comprese tra 21 e 47 gradi. Sotto la soglia minima viene attribuito in automatico ”benessere”, mentre sopra la soglia massima ”emergenza medica”.
Una possibile aggravante del disagio è l’assenza di recupero notturno: il prolungarsi nei giorni e nelle notti, di condizioni di disagio, costituisce ulteriore elemento di stress per l’organismo