Uno studio di Arpae pubblicato sulla rivista Ecoscienza prende in esame le attuali condizioni climatiche della Regione Emilia-Romagna: con gli inverni degli ultimi anni più caldi rispetto a decenni fa, si può provare a ridurre consumi ed emissioni legate all’uso del riscaldamento domestico.
Il contributo prende in esame il Dpr 412/1993 e ne propone una revisione in base alle condizioni climatiche attuali. Il Decreto include infatti una suddivisione dei comuni italiani in sei fasce climatiche (da A a F), per ognuna delle quali si regolamenta il periodo dell’anno e le ore di esercizio giornaliero degli impianti di riscaldamento negli edifici pubblici e privati.
Dall’analisi emerge che le condizioni climatiche risalenti agli anni ‘80, su cui si basa la suddivisione in fasce climatiche del decreto, non corrispondono al quadro regionale attuale, caratterizzato da inverni più miti e dall’accorciamento della stagione fredda.
Grazie alla banca dati meteorologica Erg5, prodotta dall’Osservatorio Clima, è stato possibile operare un confronto tra il popolamento delle fasce climatiche come da DPR 412/93 e quello risultante al clima recente (2001-2021): il progressivo riscaldamento del periodo invernale ha portato a una cospicua diminuzione dei comuni appartenenti alle fasce più fredde (E, F) e a un aumento di quelli nella fascia relativamente più calda (D).
Se a un cambiamento così rilevante in termini climatici facesse seguito un aggiornamento legislativo, si otterrebbe un calo dei consumi energetici regionali con conseguenze positive in termini di adattamento ai cambiamenti climatici, riduzione delle emissioni di CO2, qualità dell’aria e contrasto all’attuale crisi energetica.