Secondo le analisi dell’Arpae, non è dovuta all’inquinamento la moria di pesci che ha interessato nei giorni scorsi l’alto Adriatico. Ecco il resoconto.
La struttura Daphne di Arpae, impegnata nelle attività di controllo in mare, ha rilevato per il mese di Agosto e di Settembre circoscritte aree con ridotte concentrazioni di ossigeno. L’area interessata variava nel tempo e nello spazio a seguito delle prolungate condizioni meteo-marine stabili.
Condizioni di mare calmo, temperature significative (26°C), acque con localizzate fioriture microalgali facilitano la formazione del fenomeno. La carenza di ossigeno ha creato condizioni non idonee alla vita degli organismi, causando l’allontanamento dalle zone critiche alla ricerca di condizioni migliori e in alcuni casi anche la morte e lo spiaggiamento di pesci.
Con certezza si può affermare che tale situazione non deriva da apporti di sostanze inquinanti nelle acque di mare, ma è conseguenza di eventi eutrofici che si verificano periodicamente lungo la costa emiliano-romagnola, anche se questa condizione mostra un trend in miglioramento negli ultimi anni.
Ricordiamo in sintesi che le condizioni favorevoli all’innescarsi del fenomeno di morie di organismi marini bentonici (che vivono sul fondo) sono in generale riconducibili a:
– condizioni eutrofiche prolungate delle acque (crescita di microalghe) dovute ad apporti di acqua dolce dai bacini costieri;
– persistenza di condizioni di mare calmo;
– scarso idrodinamismo che non facilita il miscelamento/diluizione delle acque;
– persistente carenza di ossigeno sul fondo;
– mare caldo.
In tale situazione si può fare il bagno, in quanto il fenomeno non ha alcun impatto sulla qualità dell’acqua dal punto di vista della salute umana.
Tale situazione viene solitamente risolta grazie all’aumento del moto ondoso.
Fonte: Arpae